– “La guerra verticale” di Diego Leoni, Einaudi, costituisce l’esito solido e intenso di un lucido e appassionato itinerario. “Uomini, animali e macchine sul fronte di montagna 1915-1918”, spicca anche per originalità e varietà di approcci alla quotidianità della guerra (la flora, la fauna) nel panorama delle opere uscite in occasione dell’anniversario. Il libro di Leoni è l’esatto contrario dell’occasionale e dell’effimero.
– “La via di Schenèr” di Matteo Melchiorre, Marsilio, presenta una grande originalità di scrittura che trasforma il dato storico documentario in una narrazione appassionata pur nel rigoroso rispetto della fattualità. Un passo montano ai più sconosciuto e i suoi abitanti riacquistano vita emergendo dalle carte polverose degli archivi. La presenza in testo dell’autore, discreto e ironico, assicura un perfetto equilibrio di affabulazione e realismo a un mondo di confine, metafora del quotidiano di ciascuno.
SEGNALAZIONI
“Le temps suspendu. De la Noël à l’Épiphanie” di Alexis Bétemps, Priuli & Verlucca si segnala per il filtro rigoroso dell’approccio etnografico che non impedisce di riconoscere il legame profondo e diretto con quel “tempo sospeso” fra il Natale e l’Epifania, ricordato e narrato con la partecipata attenzione dell’autore.
“Le otto montagne” di Paolo Cognetti, Einaudi. In “Le otto montagne” l’ambiente delle cime del cittadino Pietro emerge al plurale attraverso una limpida e vibrante narrazione del rapporto che egli stabilisce con il suo doppio di montagna, Bruno.
“Di roccia di neve di piombo” di Andrea Nicolussi Golo, Priuli & Verlucca si segnala per una scrittura nervosa e a tratti sincopata che crea uno stretto e inusuale legame fra fabbrica e montagna, fra impegno politico e tensione in roccia.
Nel 2017 nell’ambito del Premio è stato inserito un nuovo riconoscimento, “I Guardiani dell’Arca”, riservato a coloro che si distinguono con la loro vita e la loro attività nella difesa del paesaggio, del territorio e delle radici. Il vincitore è Marco Scolastici, “simbolo di un’Italia che non si arrende, di uno spirito autenticamente “montano” fatto di tenacia e attaccamento alle radici, di resistenza nella sua accezione più nobile”. Scolastici vive sulle montagne di Visso, nelle Marche – terra travolta dai recenti terremoti – restando aggrappato ai pascoli di famiglia con attorno una terra sventrata dal sisma e una fattoria ancora inagibile. Ha svernato in una yurta, senza abbandonare le proprie greggi e la produzione di un particolarissimo formaggio biologico.
In questa edizione il Premio si è svolto in due distinti momenti, sabato 17 nel pomeriggio a Palazzo Labia, sede della Rai a Venezia, ospiti del Consiglio Regionale del Veneto, e domenica 18 mattina a Malga Porta Manazzo, sull’altopiano, cara a Mario Rigoni Stern.