PREMIO MARIO RIGONI STERN
“CIELI NERI” di Irene Borgna (ed. Ponte alle Grazie)
Irene Borgna, vincitrice dell’11. Premio Mario Rigoni Stern, riceve dal presidente Sergio Frigo e dal giurato Giuseppe Mendicino la targa realizzata dall’artista Pino Guzzonato

LA MOTIVAZIONE DELLA GIURIA
“Almeno in una delle prossime notti di questo luminoso autunno usciamo a guardare il cielo”. Così scriveva Mario Rigoni Stern nel racconto Riaccendiamo le luci in cielo. Irene Borgna ha raccolto il suo invito, cercando in Italia e in Europa spazi notturni liberi dall’invadenza degli uomini. In “Cieli neri”, ripropone, con stile vivace e scorrevole, il tema dell’inquinamento luminoso e della perduta bellezza dei cieli stellati. Il suo viaggio in cerca di notti vere, silenziose, illuminate solo dalle costellazioni, segue un lungo percorso tra Val Bavona, Stiria, Baviera, Renania, per concludersi lì dove era iniziato, nelle Alpi Occidentali, tra il Vallone dell’Arma e l’altipiano della Gardetta, le sue montagne del cuore. Non ci sono rimpianti per tempi lontani, c’è il desiderio di riprenderle e conoscerle quelle notti, in compagnia di Cassiopea e dell’Orsa Maggiore, in una solitudine senza solitudine. Quel «buio fuori», sosteneva Rigoni Stern, potrebbe accendere la «luce dentro»”.
LA BIOGRAFIA
Irene Borgna, un dottorato di ricerca in antropologia alpina con Marco Aime, ha fatto della montagna la sua passione e il suo mestiere. Nata a Savona nel 1984, si è trasferita in Val Gesso, dove si occupa di divulgazione ambientale e fa la guida naturalistica, portando a spasso gli escursionisti fra cime e rifugi. Nel “Pastore di stambecchi” (Ponte alle Grazie, 2018, menzione speciale al Premio Rigoni Stern 2019) ha raccolto la testimonianza di Louis Oreiller, rispettandole sue straordinarie doti di narratore e il suo parlato antico.
In “Cieli neri. Come l’inquinamento luminoso ci sta rubando la notte”, vincitore quest’anno, con una mappa dei cieli neri europei tra le mani ha viaggiato in camper dalle Alpi Marittime al Mare del Nord alla ricerca dei luoghi che ancora resistono all’inquinamento luminoso, raccontandoci gli aspetti economici, antropologici, sociali, poetici e simbolici di quello che potremmo chiamare “uno stato d’animo in via d’estinzione”.
L’INTERVISTA
PREMIO GUARDIANO DELL’ARCA – OSVALDO DONGILLI
Pietro Piussi
LA MOTIVAZIONE DEL COMITATO ORGANIZZATORE
“Pietro Piussi è friulano di origine e fiorentino di adozione, da quando si è trasferito in quella città per laurearsi in Scienze Forestali. Ha svolto tutta la sua carriera universitaria in Firenze per diventare dal 1980 al 2008 Professore Ordinario di Ecologia forestale e Selvicoltura generale. Autore di numerose pubblicazioni scientifiche tra cui il testo fondamentale di Selvicoltura generale, ha sviluppato lo studio della gestione dei boschi in funzione di un’analisi ecologica stazionale. Con la sua lunga attività didattica teorica e pratica ha preparato tanti dirigenti e funzionari che ora gestiscono le foreste d’Italia”.