2022 I VINCITORI

PREMIO MARIO RIGONI STERN

“IL MORO DELLA CIMA” di Paolo Malaguti (ed. Einaudi)

Sergio Frigo Assegna il 12° Premio Mario Rigoni Stern a Paolo Malaguti

LA MOTIVAZIONE DELLA GIURIA

 “Con “Il Moro della Cima” Paolo Malaguti raccoglie storie e voci del passato per restituirle con scrittura attenta e viva attraverso la figura del Moro Frun, personaggio tridimensionale innamorato della montagna, che ci ricorda il Tönle Bintarn di Mario Rigoni Stern, con le sue andate e ritorni, il suo amore per la terra madre e il dolore per ogni confine e inutile conflitto. Quello che si anima sulla pagina è un racconto ricco di rimandi e ricordi che parlano forte e chiaro. Parlano dei cambiamenti della montagna veneta, lavorata, trasformata e a volte sfigurata dalla mano umana; parlano di una guerra di cui leggiamo ancora le tracce nel paesaggio e che ci ricorda l’ingiustizia di tutte le guerre, quelle di ieri e quelle dei nostri giorni. Parlano di una civiltà contadina scomparsa, che affiora tra le righe con parole, oggetti, miserie, modi di dire e di pensare. Questo libro di Paolo Malaguti fa immaginare che sia ancora vivo e forte quel sentimento di chiarezza di idee e di scrittura, di etica civile e cura della memoria, di antiretorica, che percorre le pagine della migliore letteratura veneta: Mario Rigoni Stern, Luigi Meneghello, Andrea Zanzotto, Tina Merlin e tanti altri e altre. Il Moro e il suo autore discendono da lì, da quella passione di “virtute e canoscenza”. L’opposto di quel progresso scorsoio che stringe sempre più le pianure e le montagne del Veneto, che piega le coscienze degli intellettuali cortigiani, che tradisce la memoria di ciò che è stato. Questo libro fa sperare che un mondo più serio e civile sia ancora possibile”.

 

LA BIOGRAFIA

Paolo Malaguti, nato a Monselice nel 1978 e residente ad Asolo, docente di lettere al liceo Brocchi di Bassano del Grappa, è autore di molti libri incentrati sulla storia recente delle nostre regioni, sul Monte Grappa, la guerra, l’epopea dei barcari. Con Alberto Trentin dirige anche la scuola di scrittura ri-creativa Alba Pratalia a Bassano.

Fra i suoi titoli “L’ultimo Carnevale” si è aggiudicato il Premio Città di Como 2019 come migliore romanzo fantasy, “Lungo la Pedemontana” nel 2019 è entrato nella top ten del nostro Premio, “Se l’acqua ride” ha vinto il Premio Latisana ed è stato finalista al Campiello lo scorso anno.

Con “Il moro della Cima” ripropone i percorsi storici e geografici a lui più cari: la scoperta di un giovane uomo, della sua insopprimibile attrazione per la montagna di casa, il Monte Grappa, e insieme l’irruzione violenza della guerra nella sua vita e in quella della sua comunità.

L’INTERVISTA

 

 

PREMIO GUARDIANO DELL’ARCA – OSVALDO DONGILLI

LE API

(Ritira il premio, Paolo Fontana)

Paolo Fontana (a destra) riceve il premio da Gianni Rigoni Stern

LA MOTIVAZIONE DEL COMITATO ORGANIZZATORE 

“Insetto perfetto è l’ape (…) senza di loro la nostra terra diventerebbe un infelice deserto” scriveva Mario Rigoni Stern in “Uomini, boschi e api”. Esse sono infatti decisive per la vita sulla Terra: all’impollinazione è legata la riproduzione di circa il 75% delle specie vegetali viventi sul pianeta, che garantiscono circa il 35% della produzione globale di cibo.Purtroppo però esse sono in pericolo: tutti gli istituti di ricerca nel mondo concordano sul fatto che è in atto un processo di estinzione di questo insetto, o almeno di molte delle 20mila specie conosciute: assicurare alle api condizioni ambientali che consentano loro di vivere e riprodursi aiuta la conservazione della biodiversità e garantisce la nostra stessa esistenza”.

LA BIOGRAFIA

Finora il Comitato promotore aveva indicato come Guardiani delle persone che nella loro attività si erano distinte nella salvaguardia e valorizzazione della montagna, del suo ambiente e dei suoi valori. Quest’anno è stata fatta una scelta diversa, premiando un insetto: le Api, non solo per ricordare Mario Rigoni Stern che com’è noto era un appassionato apicoltore, ma soprattutto per richiamare l’attenzione sulla loro importanza nella conservazione della biodiversità e ribadire l’allarme diffuso per la preoccupante riduzione del loro numero. Poiché non potevamo chiamare a ritirare il premio un’Ape regina, o un intero sciame, abbiamo invitato a rappresentare le api un loro profondo conoscitore, l’entomologo Paolo Fontana, che è prima di tutto un apicoltore e un naturalista, ricercatore della Fondazione Edmund Mach di Trento e presidente della World Biodiversity Association, che svolgendo un’attività in sintonia con i valori di Rigoni Stern sarà la beneficiaria finale del premio. È autore di oltre 240 pubblicazioni e negli ultimi anni i suoi interessi si sono focalizzati sulla sostenibilità degli ecosistemi agricoli, sulla conservazione della biodiversità, sull’apicoltura e sullo studio delle api da miele quali indicatori di qualità ambientale.

L’INTERVISTA