Mauro Corona
Mauro Corona (Baselga di Piné, 9 agosto 1950) è uno scrittore, alpinista e scultore italiano.
Scultore ligneo, si dedica all’alpinismo: ha scalato numerose vette italiane ed estere, aprendo oltre 300 vie di scalata nelle Dolomiti d’oltrepiave. È autore di svariati libri, alcuni dei quali bestseller. Risiede a Erto e Casso, in provincia di Pordenone, luogo d’origine dei genitori.
Figlio di Domenico “Mene” Corona e Lucia “Thia” Filippin, venditori ambulanti, nasce a Baselga di Piné. Dopo i primi anni dell’infanzia trascorsi in Trentino, la famiglia ritorna al paese d’origine, Erto, nella valle del Vajont in provincia di Udine (passato in provincia di Pordenone nel 1968) dove trascorre i successivi anni nella Contrada San Rocco[3]. Fin da bambino segue il padre nelle battute di caccia come bracconiere, ed è proprio su questi monti, dove trascorse gran parte della sua gioventù, che nacque in lui la passione per la montagna e l’alpinismo. Appena tredicenne scala il Monte Duranno (2688 m s.l.m.).
Dopo la nascita del fratello, seguita pochi mesi dopo dall’abbandono della famiglia da parte della madre,Corona si dedica alla lettura: Tolstoj, Dostoevskij e Cervantes sono i suoi scrittori preferiti e contemporaneamente impara l’arte della scultura lignea dal nonno intagliatore.
Dopo aver frequentato le scuole elementari per 8 anni a Erto inizia le medie nella vicina Longarone, in provincia di Belluno. Il 9 ottobre 1963 cambiò radicalmente la sua vita: l’ondata del Vajont spazza letteralmente via la parte bassa della cittadina bellunese e le frazioni vicine al lago, a cavallo tra Veneto e Friuli Venezia Giulia con oltre 2 000 morti. La sua famiglia non subisce nessuna perdita nel disastro. Vari anni dopo raccontò l’accaduto nel romanzo Aspro e dolce.
Insieme al fratello si trasferì successivamente nel Collegio Don Bosco di Pordenone: questo è per lui un periodo difficile, in quanto la nostalgia, il senso di prigionia e la mancanza dei boschi di Erto lo tormentano incessantemente. Alcuni insegnanti salesiani rafforzano il suo amore per la letteratura e lo incoraggiano nello studio. Quando i due fratelli tornano a Erto, Corona vorrebbe frequentare la Scuola d’Arte di Ortisei, ma la mancanza di soldi lo costringe a frequentare l’Istituto per Geometri Marinoni di Udine, perché gratuito.
Dopo alcuni anni viene ritirato dalla scuola, visto che per ribellione non segue più le lezioni, preferendo leggere Tex in classe[senza fonte]. Nel 1968, il fratello parte per la Germania in cerca di lavoro, dove però annegherà tre mesi più tardi in una piscina di Paderborn. Nel frattempo Corona lascia il posto da manovale a Maniago e va a lavorare nella cava di marmo del Monte Buscada. Questo duro lavoro viene alleviato dall’essere a contatto con le cime, le foreste e quei prati che gli ricordano l’infanzia.
È costretto a sospendere questo lavoro durante il periodo del servizio militare che inizia a L’Aquila arruolato negli alpini. Da lì finisce a Tarvisio nella squadra sciatori. Si congeda con un mese di ritardo, causa trentadue giorni di cella punizione rigore, accumulati per le sue numerose intemperanze durante l’espletamento del servizio.
La cava chiude negli anni ottanta e Corona viene assunto come scalpellino riquadratore. Una mattina del 1975, Renato Gaiotti di Sacile passa per caso in via Balbi davanti al suo studio e, notando alcune piccole sculture, decide di comprarle tutte. Poco tempo dopo Gaiotti gli commissiona una Via Crucis da donare alla chiesa di San Giovanni del Tempio di Sacile. Con i soldi ricavati dalla vendita Corona acquista l’attrezzatura indispensabile a scolpire e trova in Augusto Murer di Falcade un maestro che gli insegna il mestiere e gli permette di migliorare le sue conoscenze tecniche e artistiche. Nel 1975 a Longarone, organizza la sua prima mostra.
Nel frattempo Corona non trascura l’altra sua grande passione, l’arrampicata. Nel 1977 comincia ad attrezzare le falesie di Erto e Casso, oggi meta molto frequentata dagli alpinisti di tutto il mondo. In pochi anni scala le montagne del Friuli, per poi spingersi fino in Groenlandia e in California sulle pareti della Yosemite Valley. Oggi diverse vie di scalata portano la sua firma.
Fin da ragazzo, Corona manifesta una grande passione per il bob con il quale, grazie a mezzi costruiti in proprio, ingaggia gare tra amici non solo lanciandosi a capofitto dai pendii intorno ad Erto, ma addirittura tra le strette, verticali e ripide vie del paese rischiando l’osso del collo. In più di un’occasione dovette ricorrere alle cure mediche affinché gli ricucissero abrasioni su varie parti del corpo dopo aver strisciato o addirittura sbattuto contro i muri in sasso delle case intorno. Tanto era il coraggio e il talento in questa disciplina sportiva invernale, da sempre nota come la formula uno delle nevi, che nel 1972 all’età di ventidue anni entrò a far parte della nazionale italiana di bob. L’albo d’oro di questo sport invernale, parla di campionati italiani di bob a quattro svoltesi a Cervinia nel 1972 dove l’equipaggio di cui fece parte Corona vinse la medaglia di bronzo piazzandosi al terzo posto.
La carriera di scrittore inizia nel 1997, quando un amico giornalista pubblicò alcuni suoi racconti sul quotidiano Il Gazzettino. Da allora ha pubblicato svariati libri.
Nei suoi romanzi e nei suoi racconti Corona ci porta a contatto con un mondo quasi del tutto scomparso: quello della vita e delle tradizioni nei paesi della Valle del Vajont, un ecosistema che subì violenti sconvolgimenti a seguito della tragedia. Personaggi ed echi del passato riaffiorano tra le righe di Corona, che affronta con uno sguardo appassionato e un po’ malinconico tematiche come il rapporto dell’uomo con la natura, con le proprie radici e con l’incombente progresso economico e tecnologico.
Corona continua ad alternare momenti di scrittura, scultura lignea e arrampicata a conferenze, incontri e manifestazioni; partecipa alla realizzazione di alcuni documentari sulla sua vita, ed è stato comparsa nel film Vajont, interpretando suo padre. Tra i suoi amici e corrispondenti vi è il coetaneo Erri De Luca, anch’egli scrittore e arrampicatore.
Nel 2002, lo scrittore fumettista Paolo Cossi pubblica Corona – L’uomo del bosco di Erto per Edizioni Biblioteca dell’Immagine. Un libro a fumetti che narra alcune vicende raccontate a Cossi da Corona, e delle avventure che Cossi dovette intraprendere per ascoltare di persona i racconti di Corona.
Cani, camosci, cuculi (e un corvo) si è aggiudicato il Cardo d’argento al 37º Premio Itas del libro di montagna, ritirato da Corona il 29 aprile 2008.
Il 17 luglio 2011 il libro La fine del mondo storto vince, con 75 preferenze, il Premio Bancarella 2011.
Nel 2014 vince il Premio Mario Rigoni Stern e a proposito di questo riconoscimento dirà:
« Per me questo premio ha un valore diverso e non solo perché Mario Rigoni Stern e le sue pagine mi hanno commosso […] Quando questa notte tornerò a casa e mi guarderò allo specchio, mi dirò che forse ce l’ho fatta a uscire dall’inferno.»
Le sue opere sono state tradotte in varie lingue, tra cui: cinese, tedesco e spagnolo